È stata inaugurata lo scorso 27 giugno a
Palazzo Barbaran da Porto una interessante esposizione di
Giuseppe Terragni per Margherita Sarfatti
Architetture della memoria nel ’900
Realizzata da due autorevoli
Centri la mostra resterà aperta fino al 9 gennaio
È stata inaugurata lo scorso 27
giugno a Palazzo Barbaran da Porto l'eposizione "In cima -
Giuseppe Terragni per Margherita Sarfatti. Architetture
della memoria nel Novecento".
L'esposizione, che resterà aperta fino al 9 gennaio, è
promossa e organizzata dal Centro Internazionale di Studi di
Architettura Andrea Palladio di Vicenza e il Centro Studi
Giuseppe Terragni di Como con il sostegno della Regione
Veneto.
Nel 1934 Giuseppe Terragni realizza uno ieratico monumento
sui prati dell'altipiano di Asiago, dove era stato rinvenuto
il corpo di Roberto Sarfatti - il primogenito della famosa
Margherita - caduto al fronte nel 1918, durante il primo
conflitto mondiale. Per la protagonista del dibattito
artistico e architettonico degli Anni venti e primi Anni
trenta, Terragni progetta un memoriale che ancora oggi ci
stupisce per la sua modernità: una "monumentalità senza
stile" che riflette sulle forme primigenie
dell'architettura, e delinea un nuovo genere di retorica
della commemorazione, con un uso dei materiali - soprattutto
marmo e pietra - ricco di significati simbolici ed
evocativi.
Il nascente Movimento Moderno, guidato da figure quali Le
Corbusier e Gropius, e sostenuto in Italia da personalità
come Margherita Sarfatti, aveva lanciato un attacco frontale
alle forme tradizionali del monumentalismo e
dell'architettura commemorativa, che si basavano su
materiali tradizionali e sull'imitazione degli stili
storici. Eppure fu proprio questa nuova generazione di
architetti ad essere chiamata a ricercare nuovi modi per
celebrare il passato, soprattutto quello recente della prima
guerra mondiale, ed il supposto radioso futuro dei regimi
totalitari che si andavano affermando in Germania, Italia e
Unione Sovietica.
Da tale apparente contraddizione nascerà un moderno
monumentalismo, che nelle opere di Giuseppe Terragni
raggiunge vertici di prima grandezza. I suoi monumenti e
memoriali "anti-monumentali" attingono ad un vocabolario
primordiale di monoliti, cubi e scalinate, e sono fra i
capolavori della architettura del Novecento: dal monumento
ai Caduti a Erba (1926) al monumento futurista-razionalista
Sant'Elia a Como (1930), fino al progetto del monumento alla
Divina Commedia, il Danteum, realizzato con Pietro Lingeri
(1938), ma la nuova concezione di monumentalità pervade
anche edifici come il Novocomum (1928) e la Casa del Fascio
di Como (1934).
A partire dal progetto di Terragni per il monumento Sarfatti,
la mostra presenta circa 100 opere originali, fra modelli,
quadri, sculture, disegni, stampe e libri, provenienti da
collezioni pubbliche e private. La figura di Margherita
Sarfatti come esponente chiave del Movimento Moderno in
architettura, sarà presentata con opere che documentano i
suoi legami con i futuristi comaschi (come un disegno di
Sant'Elia, raramente presentato al pubblico, e uno splendido
ritratto di sua figlia Fiammetta di Umberto Boccioni);
dipinti di artisti del gruppo Novecento quali Mario Sironi,
Achille Funi e lo stesso Terragni; materiali d'archivio
riguardanti le sue attività di promotrice del Razionalismo
architettonico e il suo incarico per il monumento al figlio
Roberto. Disegni originali, schizzi e plastici presenteranno
i monumenti che Terragni progettò nell'arco della sua
carriera, insieme agli aspetti "immateriai" e "materiali"
della nuova sua nuova concezione di monumentalità. Le forme
archetipiche del monumento Sarfatti e degli altri monumenti
- cubo, monolite, scala, croce - saranno esaminate in
rapporto ai loro riferimenti all'intera architettura dello
stesso Terragni e a una più ampia costellazione di monumenti
moderni di architetti da Loos a Gropius, da Lingeri a Mies,
da Aldo Rossi a Carlo Scarpa.
Negli Anni venti del Novecento Adolf Loos diceva che
l'architettura può essere arte solo nella tomba e nel
monumento. Tale affermazione oggi appare messa in crisi da
edifici - come la Grande Arche di Parigi o il Guggenheim
Museum a Bilbao - concepiti come oggetti autonomi,
sostanzialmente indifferenti alle funzioni e al contesto:
veri e propri monumenti a se stessi. In questo senso una
riflessione sul monumentalismo dell'architettura del secolo
appena trascorso è particolarmente attuale.
La mostra è curata da Jeffrey T. Schnapp, direttore dello
Stanford Humanities Laboratory di Stanford University
(California, USA), autorità riconosciuta nel campo della
cultura letteraria e artistica italiana del XX secolo,
curatore degli scritti teatrali di Filippo Tommaso Marinetti
e autore dei volumi Crash, sulla storia della velocità, e
Songs of Matter, sulla cultura di materiali moderni come
acciaio, alluminio, vetro temperato e plastica.
L'esposizione è aperta al pubblico tutti i giorni, escluso
il lunedì, dalle ore 10 alle ore 18, mentre il costo del
biglietto di ingresso è di 5 euro (3 per i ridotti, 2 per
gruppi, università e scuole)
Per informazioni: C.I.S.A. Andrea Palladio, tel.
0444.323014, fax 0444.322869, www.cisapalladio.org