Mario Rigoni Stern

  Adunata 2006         02-04-06

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Il narratore dell'altipiano

tratto dal sito http://www.infolibro.it/


Il legame tra Memoria e Natura, è questa l'essenza delle opere dell'ottantenne scrittore asiaghese Mario Rigoni Stern. In quasi cinquant'anni di produzione narrativa ritroviamo sempre questi due elementi, a volte uno prevalente sull'altro a volte tra loro intimamente intrecciati, sempre comunque presenti in ogni sua opera. Credo si debba partire da questa considerazione di fondo se si vuole cercare di riassumere, per quanto possibile, un cammino letterario cominciato con un rotolo di fogli dentro uno zaino poggiato a fianco di un giaciglio, all'interno di un lager tedesco in Masuria. Il giovane proprietario dell'involto è il sergente maggiore Mario Rigoni Stern, alpino scampato alla tragica ritirata di Russia dell'esercito italiano tra la fine del 1942 e l'inizio del 1943, che era stato capace di guidare un gruppo di soldati ormai allo sbando fuori dalle linee di fuoco. Quei giorni, lui semplice sergente divenuto improvvisamente responsabile delle vite di molti uomini, li racconterà con misurato orgoglio come essere stati i giorni più importanti della sua vita. Catturato dai tedeschi sulla strada del ritorno, è costretto a sopravvivere per più di due anni nei lager di Lituania, Slesia e Stiria. La prigionia diventa oltre che il tempo della sofferenza e della fame, anche il tempo della scrittura, del ricordo e della memoria di tutti i compagni uccisi, di coloro che ha visto cadere al suo fianco sulla neve, cedere di schianto sotto i colpi dell'inverno russo nella più tragica insipienza e inadeguatezza dei vertici militari.

 

"Era una baracca, buia, gremita e maleodorante; il tetto arrivava quasi al suolo, le finestre erano piccole e con i vetri molto sporchi; i tavolati per dormire erano sotto il livello del terreno esterno e non c'erano paglia o trucioli". Questi sono i luoghi descritti in Aspettando l'alba, le baracche dove il giovane Rigoni Stern giorno dopo giorno trasforma una memoria ancora vivissima nel Sergente nella neve che Elio Vittorini nel 1953 farà pubblicare per Einaudi nella collana I Gettoni. 

 


Definito da Vittorini nei sui proverbiali risvolti di copertina scrittore non di vocazione, Mario Rigoni Stern saprà invece smentire questa impressione, riuscendo nel tempo ad esprimere con la sua scrittura un mondo poetico che era andato maturando dentro di lui prima ancora della drammatica esperienza di guerra raccontata in quel primo libro, quando leggeva gli amati classici russi trovati nello scaffale del padre, dal Tolstoj dei Racconti di Sebastopoli, I due ussari, I cosacchi, alle opere di Gorki, Cechov e Puškin.

Dovranno trascorrere però quasi dieci anni prima di ritrovare quel genuino talento di narratore: è il 1962 quando viene dato alle stampe Il bosco degli urogalli, testimonianza dell'altro elemento fondante dell'opera di Mario Rigoni Stern. Sono racconti che parlano di boschi, cacciatori, animali e montagne quelli raccolti in un libro che può considerarsi un nuovo esordio per la diversità del tema affrontato, quello dell'amore di un uomo per la propria terra. L'appunto di Vittorini che era parsa allora quasi una "condanna" letteraria, quella cioè di avere a che fare con uno scrittore che non avrebbe mai saputo scrivere di qualcosa che non fosse frutto di esperienza personale, diventa una profezia critica. Noi che abbiamo il privilegio di poter conoscere l'intera opera dello scrittore asiaghese non possiamo non constatare quanto di personale ed insieme universale vi sia nelle sue opere.

 

Storia di Tönle (1978) è l'espressione di una raggiunta maturità artistica nella quale la capacità evocativa della scrittura limpida e concreta di Rigoni Stern dona forma ad un racconto di grande efficacia narrativa. La vicenda di Tönle Bintarn, contadino, pastore e contrabbandiere, è il racconto della vita di un uomo vissuto tra la fine dell'Ottocento e la Grande Guerra che ha sconvolto l'Altipiano, un destino che si incrocia dunque con i grandi eventi della storia.

E' il ritratto di un italiano legato alla terra, alla sua piccola patria, all'alternarsi delle stagioni della natura e della vita, costretto ad affrontare la travolgente violenza degli eventi. Il testo trae linfa dai ricordi personali dello scrittore, dai racconti d'infanzia ascoltati dal padre e dai nonni piccoli commercianti con la pianura, dai pastori incontrati nel lavoro alle malghe, un sottofondo di storie orali che emergono dalle pagine del libro nella loro semplice, scarna e sofferta verità.

Questa chiara e semplice rievocazione storico-personale continuerà con L'anno della vittoria (1985) e con Le Stagioni di Giacomo (1995), racconto del ritorno alla vita di una comunità di montagna sconvolta e distrutta da una guerra i cui segni ancora oggi si scorgono tra boschi dell'Altipiano. Le parole di Rigoni Stern chiariscono le ragioni di quello che si può considerare un vero e proprio ciclo narrativo: "Come ho scritto Il sergente nella neve quale testimonianza per quelli che non sono ritornati a baita; come ho scritto la Storia di Tönle per recuperare quelle memorie che altrimenti si perdevano e per dimostrare il coraggio e lo spirito dei nostri nonni; e L'anno della vittoria per non dimenticare le sofferenze dei profughi e l'amore per il proprio paese; ho scritto Le Stagioni di Giacomo per uomini generosi che dopo tanta guerra e dopo aver lottato per liberare l'Italia da fascisti e tedeschi, negli anni cinquanta sono dovuti emigrare per trovare lavoro in terre lontane".

 

Oltre ai libri fin qui ricordati vi sono moltissime altre storie, un mosaico di racconti pubblicato in raccolte nate sempre dal dominio della memoria e della natura: Amore di confine (1986), Arboreto salvatico (1991, dedicato alla consonanza di vicende e destini tra alberi e uomini), Aspettando l'alba (1994), e i più recenti Sentieri sotto la neve (1998), Inverni lontani (1999), Tra le due guerre e altre storie (2000), quest'ultimo quasi un compendio dei temi affrontati da Rigoni Stern.

Risulta difficile dare un giudizio d'insieme su tali e tanti scritti, alcuni dei quali vedono lo scrittore ritornare forse con troppa insistenza su argomenti particolari già approfonditi e resi già pienamente nel corso della sua lunga vicenda letteraria. Tra questi racconti risulta comunque indimenticabile Che magro che sei, fratello!, (contenuto in Sentieri sotto la neve) per la naturale limpidezza della scrittura e per la drammatica capacità di Rigoni Stern di affrontare il tema del ritorno, andando a scrivere una trentina di pagine che fanno di questo racconto uno dei capitoli più significativi dell'opera dello scrittore di Asiago (e nella stessa raccolta troviamo L'altra mattina sugli sci con Primo Levi, un ricordo commosso dell'amicizia con lo scrittore torinese).

La collaborazione con il quotidiano La Stampa ha consentito inoltre a Rigoni Stern di scrivere brevi racconti di viaggio, esperienze che hanno poi trovato pubblicazione in volume prima nel 1989 con Il magico Kolobok (e poi in Tra le due guerre e altre storie). Nello scorrere alcuni dei titoli più significativi si può avere un'idea del taglio quasi letterario dato a questa sorta di minireportage: I giovani sapienti di Coimbra (Portogallo), La foresta degli ultimi bisonti (Polonia), Sui sette laghi di re urogallo (Slovenia) e Fate e veleni della selva boema.

 

La vita
Mario Rigoni Stern è nato ad Asiago (Vicenza) il 1 novembre 1921 da Giovanni Battista e Annetta Vescovi. La famiglia numerosa commercia con la pianura in prodotti delle malghe alpine, pezze di lino, lana e manufatti in legno della comunità dell'Altipiano, quella comunità della montagna veneta raccontata nelle opere di Rigoni Stern.

L'infanzia trascorsa nella conca asiaghese è fatta del contatto con i lavoratori delle malghe, i pastori, la gente di montagna che è appena uscita dalle rovine del primo conflitto mondiale, una guerra che ha prodotto un esodo drammatico della popolazione e un difficile ritorno ai paesi e alle contrade interamente rase al suolo: "La nostra piccola patria dei Sette Comuni sconvolta e distrutta fin nel profondo da quarantun mesi di guerra e la nostra gente dal maggio 1916 profuga per l'Italia dopo aver tutto perduto". Frequenta la scuola di avviamento al lavoro e fa il garzone nel negozio dei genitori: "Per i lavori aiutavo in casa o nel negozio di Alimentari e vini che avevamo sulla piazza centrale del paese. Ma c'era anche da preparare la legna per l'inverno, raccogliere il fieno sui prati per poi avere buon latte".
Nel 1938 si arruola volontario alla scuola militare d'alpinismo di Aosta quando la guerra sembra lontana, ma nel settembre del 1939, mentre è in licenza, deve rientrare improvvisamente al reparto, e nel treno che lo porta sul fronte occidentale osserva i volti, alcuni non più giovani, degli uomini costretti a lasciare improvvisamente mogli e i figli: in quel momento, racconta Rigoni Stern, capisce che ciò che sta accadendo cambierà per sempre anche la sua vita. Dopo il fronte occidentale tocca a quello albanese (esperienza raccontata in Quota Albania), e poi a quello russo.
Il 9 maggio 1945, dopo due anni e oltre di lager, arriva il giorno del ritorno sull'Altipiano, ma l'esperienza della prigionia ha segnato profondamente il ventitrenne Rigoni Stern; gli risulta difficile reinserirsi nella vita civile, difficile reagire all'apatia che lo attanaglia. Di questa profonda prostrazione ne abbiamo testimonianza nel doloroso e insieme delicato breve racconto La scure (in Ritorno sul Don, 1973), pagine dedicate a Primo Levi: "Il Lager avrebbe dovuto restare dietro le spalle, lontano; in una landa della Polonia. Ma non era perché le baracche allineate nei blocchi, i reticolati con sopra, alte come su trampoli, le torrette delle mitragliatrici mi seguivano. Camminavo da centinaia di chilometri e attorno restavano sempre queste cose: mi attorniavano come un abito. Reali, non di impressioni o di aria, e non riuscivo a liberarmene".

 

Trova un impiego al catasto di Asiago e passano anni prima che riprenda tra le mani quei fogli scritti legati con dello spago abbandonati in un angolo della casa, per farne un libro, Il sergente nella neve pubblicato su indicazione di Elio Vittorini conosciuto da Rigoni Stern nel 1951.

Sul finire degli anni sessanta scrive il soggetto e collabora alla sceneggiatura de I recuperanti, film girato da Ermanno Olmi sulle vicende delle genti di Asiago all'indomani della Grande guerra. Nel 1970 lasciato il lavoro comincia a pubblicare opere narrative con regolarità e ad iniziare una collaborazione con La Stampa che dura tuttora sulle pagine culturali e sull'inserto settimanale del quotidiano torinese, oltre a dedicarsi a letture e studi storici che recentemente gli hanno consentito di curare un importante volume, 1915/18 La guerra sugli Altipiani. Testimonianze di soldati al fronte (Neri Pozza, 2000), un'antologia commentata di testi sul primo conflitto mondiale.

di Davide Squarcina

www.initiales.org/ Un'importante catena francese di librerie dedica un dossier allo scrittore asiaghese.

 

Bibliografia

 

1953

Il sergente nella neve. Ricordi della ritirata di Russia, Einaudi, 2001, nuova edizione in occasione dell'ottantesimo compleanno dell'autore, Supercoralli collana di classici moderni, pp.160

 
1962 Il bosco degli urogalli, Einaudi Tascabili, 2000, pp.176  
1971 Quota Albania, Einaudi, Nuovi Coralli, 1981, pp.154  
1973 Ritorno sul Don, in Il Sergente nella neve-Ritorno sul Don, Einaudi Tascabili, 1990, pp.325  
1978 Storia di Tönle, in Storia di Tönle-L'anno della vittoria, Einaudi Tascabili, 1993, pp.276  
1980 Uomini, boschi e api, Einaudi Tascabili, 1998, pp.194  
1985 L'anno della vittoria, in Storia di Tönle - L'anno della vittoria, Einaudi Tascabili, 1993, pp.276  
  Amore di confine, Einaudi Tascabili, 1995, pp.212  
1989

Il magico "Kolobok" e altri scritti, 1999, terza ed., La Stampa, Documenti e Testimonianze, pp.XII-196, III ed., illustrazioni in b/n

 
1991 Arboreto salvatico, Einaudi Tascabili, 1996, pp.X-106  
  Il libro degli animali, Einaudi Tascabili, 2001, pp.129  
  Il libro degli animali, Einaudi Ragazzi, 1992, coll. Storie e rime, illustrato, pp.192  
1994 Aspettando l'alba, Il Nuovo Melangolo, 1994, pp.144  
1995 Le stagioni di Giacomo, Einaudi Tascabili, 1998, pp.168  
1998 Sentieri sotto la neve, Einaudi Tascabili, 1999, pp.124  
1999 Inverni lontani, Einaudi, 2000, pp.44  
2000

Mario Rigoni Stern, Marco Paolini e Carlo Mazzacurati incontrano lo scrittore, Biblioteca dell'Immagine, Pordenone, 2000, Libro e videocassetta della collana Ritratti

 
  Tra le due guerre e altre storie, Einaudi, 2000, pp.248  
 

1915/18 La guerra sugli Altipiani. Testimonianze di soldati al fronte, a cura di Mario Rigoni Stern, Neri Pozza, 2000, pp.732

 
2003 Storie dall'altipiano, a cura di Eraldo Affinati, Meridiani Mondadori, raccolta delle opere di Mario Rigoni Stern, pp.1912, 2003  
2004 L'altipiano delle meraviglie. Testi di Mario Rigoni Stern, fotografie a colori di Roberto Costa. Magnus Edizioni, 2004, pp. 160, volume grande formato.
 

 

 

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Ultimo aggiornamento:  29-06-05

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